ARIA COMPRESSA E RISPARMIO ENERGETICO: UN’OPPORTUNITÀ PER IL FUTURO

Scenari interessanti se i risparmi energetici e le riduzioni di emissioni di CO2 ottenuti nel settore dell’aria compressa avessero accesso ai rispettivi mercati di scambio.

La riduzione delle emissioni di anidride carbonica e il risparmio energetico legato alla diminuzione dell’uso dei combustibili fossili sono due temi sempre più scottanti nell’agenda di tutte le nazioni.
Attualmente, l’energia utilizzata a livello mondiale è ottenuta da combustibili fossili per una quota che sfiora il 90%; peraltro, il progressivo aumento della richiesta di energia porta a un utilizzo sempre più alto, in termini quantitativi assoluti, dei combustibili fossili, nonostante il relativo aumento dell’uso di fonti rinnovabili.

Per arrestare il rischioso processo di riscaldamento globale in atto, causato dai gas serra derivanti dai combustibili fossili, è ormai indispensabile una sensibile riduzione del loro utilizzo. Oltretutto, le riserve di combustibili fossili hanno un orizzonte di esaurimento non lontano nel tempo: un altro fattore che rende indispensabile introdurre politiche di risparmio energetico a livello mondiale. Con l’obiettivo di favorire la transizione all’uso di energie alternative, quali le rinnovabili, e di introdurre concrete iniziative di risparmio energetico e di riduzione di emissioni, molti stati hanno introdotto veri e propri mercati ambientali, regolati a livello pubblico. In questi mercati vengono scambiate quote certificate di CO2 non emessa o di combustibili fossili non utilizzati: gli acquirenti sono soggetti, normalmente produttori industriali energivori, che devono raggiungere obiettivi stabiliti di risparmio energetico.

Un esempio di un mercato di questo tipo è il sistema EU ETS, ovvero il sistema europeo di scambio di quote di emissione (European Union Emissions Trading Scheme), strumento adottato dall’Unione Europea in attuazione del Protocollo di Kyoto per ridurre le emissioni di gas serra nei settori industriali energivori. L’EU ETS fissa un tetto massimo al livello totale di emissioni consentite a tutti i soggetti vincolati dal sistema, ma consente loro di acquistare e vendere su questo mercato quote di emissione di CO2. Questo sistema coinvolge al momento oltre 11.000
operatori in Europa, che includono impianti termoelettrici e industriali nel campo della produzione di energia e della produzione manifatturiera e, dal 2012, anche gli operatori aerei.

RISPARMIO-ENERGETICO-2

Nell’ambito del risparmio energetico legato ai combustibili fossili lo strumento principalmente utilizzato a livello europeo è quello degli ESC (Energy Saving Certificates), ovvero titoli negoziabili che certificano il conseguimento di un risparmio energetico negli usi finali di energia, raggiunto attraverso interventi e progetti di incremento di efficienza energetica ed espresso in TOE (Tons of Oil Equivalent), unità di misura corrispondente alle tonnellate di petrolio risparmiate.

Questi mercati rappresentano una significativa opportunità anche per il settore dell’aria compressa, nel quale le quote di risparmio energetico ottenibili potrebbero acquistare un notevole
valore finanziario.

Un recente studio condotto del Professor Roberto Cipollone, del Dipartimento di Ingegneria Industriale e dell’Informazione e di Economia dell’Università dell’Aquila, ha calcolato, a partire dall’analisi dei dati forniti da CAGI (Compressed Air Gas Institute) e da PNEUROP (European Association of manufacturers of compressors, vacuum pumps, pneumatic tools and allied equipment), la quota di emissioni di anidride carbonica attualmente associata ai compressori in uso e i risparmi energetici possibili. Al risparmio ottenibile è stato quindi associato un valore economico, facendo riferimento al valore che questo risparmio avrebbe se trasformato in quote di emissione di CO2 o in certificati energetici scambiati sui mercati energetici europei.

I risultati emersi dallo studio collocano il valore finanziario associato ai risparmi energetici possibili nel settore dell’aria compressa tra i 165 e i 385 milioni di Euro, con un’attesa per il prossimo futuro di un ulteriore incremento a un range di 200-500 milioni di Euro, legato alla realistica previsione di un progressivo innalzamento dei parametri di riduzione di emissioni e di risparmio energetico.

Sarebbe un’opportunità davvero interessante per un settore energivoro come quello dell’aria compressa, in cui peraltro molta dell’energia viene prodotta a partire da combustibili fossili. Il potenziale di risparmio energetico del settore è particolarmente alto, ed è stato calcolato tra il 25 e il 50% del consumo attuale. Per raggiungere questa quota devono essere messe in campo azioni principalmente su tre fronti: il controllo delle perdite e l’ottimizzazione dei livelli di pressione sulle linee di distribuzione e la sostituzione delle macchine con tecnologie obsolete.

Si tratta di azioni che sarebbero certamente incentivate dal riconoscimento degli sforzi in materia di risparmio energetico da parte degli utilizzatori di aria compressa: se questi fossero traducibili in quote da spendere sui mercati energetici, una buona percentuale di questo risparmio energetico potenziale si tradurrebbe in realtà.

Tratto dall’edizione 4 del Vane Magazine, Dicembre 2015

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